Google è stata accusata di aver infranto 5 clausole del brevetto statunitense N. 7,025,914 per quanto riguarda i servizi per le notifiche push. Il brevetto, infatti, è detenuto dalla SimpleAir, un’azienda americana che a suo tempo lo depositò presso l’USPTO. I servizi in questione sono due e, in particolare, sono Google Cloud Messaging (GCM) ed Android Cloud to Device Messaging (C2DM), che si ritrovano in applicazioni come Gmail, Facebook, Twitter ed altre. Come spesso capita per questo genere di controversie, si è finiti ancora una volta in tribunale.

Il tutto accadeva sabato scorso, 18 Gennaio, quando in Texas ha avuto luogo una prima sentenza presieduta dall’onorevole Rodney Gilstrap. La giuria non è però giunta ad un accordo comune e quindi non è stata in grado di determinare la cifra che Mountain View dovrà pagare per l’infrazione, per cui il tutto è rimandato ad un secondo appello. SimpleAir, dalla sua parte, chiede ben 125 milioni di dollari in danni a Google e naturalmente spera che la cifra sia confermata dalla giuria. Attualmente, però, non è ancora noto l’ammontare del “danno”.

SimpleAir si dice infine fiduciosa e loda il lavoro fatto dalla corte in quanto è stata in grado di portare alla luce tutti gli aspetti di questa vicenda. Staremo a vedere cosa sarà deciso in merito nei prossimi giorni e cosa eventualmente cambierà nelle applicazioni.

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