Buone notizie provengono dai tribunali, stranamente. Immagino tutti ricordiate il caso Oracle vs Google, in cui la prima ha chiesto danni pari a 6.1 miliardi dollari per l’utilizzo di Java da parte di Google in Android. Tale richiesta era sembrata esagerata sin dal primo momento, ed infatti il giudice aveva chiesto ad Oracle di abbassare le proprie richieste. La compagnia di Redwood Shores aveva proposto una nuova richiesta di “soli” 2,6 miliardi di dollari e, a quel punto, il giudice aveva deciso di fermare il processo finchè Oracle non avesse deciso di fornire un qualcosa di credibile alla corte. La cifra proposta dalla corte come “punto di partenza” era di 100 milioni, ma Oracle non ha voluto sentire ragioni ed ora viene giustamente punita per questo.

È bene, prima di addentrarci nelle questioni più dettagliate, evidenziare l’enorme falla logica iniziale portata avanti da Oracle e la pessima metodologia utilizzata. Oracle ha acquistato Sun nel 2010 per 7.4 miliardi di dollari: tale acquisizione comprende non solo Java, ma anche MySQL, VirtualBox, processori SPARC, Solaris, server, sviluppo hardware in generale e molti altri software. Se il valore di tutta questa tecnologia è stato valutato 7.4 miliardi, secondo quale principio è stato possibile che Ian Cockburn – perito interpellato da Oracle – abbia valutato i 5 brevetti Java coinvolti in questa disputa più di 6 miliardi di dollari? I brevetti su Java detenuti da Sun erano più di 500, dunque i soli 5 brevetti coinvolti avrebbero costituito – secondo Oracle – più dell’ottanta percento del valore di Sun.

Un altro punto nettamente a sfavore della compagnia fondata da Larry Ellison è riguardo la scelta dei brevetti da utilizzare: secondo quanto emerge da alcune carte del processo Oracle avrebbe ordinato a cinque ingegneri di trovare i brevetti da utilizzare contro Google in due giorni, con l’ovvio risultato di fare un buco nell’acqua. La strategia utilizzata non si è basata su una seria ed approfondita analisi dei brevetti, del loro significato e delle loro ripercussioni sul mondo mobile: la scelta dei brevetti è stata assolutamente casuale ed è stata portata avanti con una filosofia del tipo “scegliamone qualcuno a caso e vediamo quale ha successo”:

“The Oracle engineers themselves confirm that they had no technical basis for translating their qualitative judgment into quantitative valuations. Dr. Reinhold confirmed that the engineers did no quantitative assessment, and that such an assessment would require significant and repeated performance testing of each patent’s functionality.”

“Gli stessi ingegneri Oracle confermano che non avevano alcuna base tecnica per trasportare il loro giudizio qualitativo in una valutazione quantitativa. Il dottor Reinhold ha confermato che gli ingegneri non hanno fatto alcuna stima e che una simile stima avrebbe richiesto significativi e ripetuti test delle performance delle funzionalità di ogni brevetto.”

Un modo di fare molto molto poco professionale e serio che costerà caro ad Oracle. Proprio a causa di questa scelta affrettata e sconclusionata dei brevetti con cui colpire Google, infatti, è stato selezionato un brevetto (il numero ) riguardante “segnali elettrici ed elettromagnetici transitori che si propagano attraverso qualche mezzo come fili, aria o il vuoto“. Tale brevetto è ovviamente invalido poiché descrive in tutto e per tutto le onde elettromagnetiche che – indovina indovinello – esistono in natura. Per evitare l’annullamento totale del brevetto Oracle è stata costretta a ritirarlo dalla contesa.

La seconda questione aperta da Oracle era relativa all’utilizzo di codice copiato dalla Virtual Machine di Java nell’implementazione fornita da Sun. Tale questione è da subito parsa poco credibile e molto poco propensa ad avere successo vista l’insussistenza dei fatti. Molto gustoso un dibattito tra la corte e l’avvocato di Google Baber, riportato da Groklaw:

CORTE: Potrebbe una giuria ragionevole guardando tutto questo e vedendo questa identità e gli altri otto file, potrebbero essi dire che che anche comparando i lavori c’è stata un’infrazione?

BABER: Non lo credo, Vostro Onore. E dal punto di vista della legge non potrebbero perchè questi otto file sono otto su 50’000 file in Android. Ci sono alcune centinaia di righe di codice su 11 milioni di linee di codice in Android.

CORTE: Ma se ci sono degli altri, perchè non avete cambiato giusto questi due? [due file incriminati per un commento “copiato” dalla Virtual Machine di Sun]

BABER: L’abbiamo fatto. Questo è il punto, Vostro Onore. Appena Oracle ha detto “ehi, aspetta. Ci sono questi otto file lì. Lo sapevate?” li abbiamo guardati, Vostro Onore. Francamente, non è nel verbale. Non abbiamo bisogno di essi per il giudizio sommario. È stato un errore. Qualcuno ha pensato che questi fossero file provenienti dall’implementazione indipendente di Apache Harmony delle API, e sono finiti lì dentro [in Android]. Ma appena li abbiano identificati, li abbiamo eliminati. Non li abbiamo sostituiti. Non c’è modo in cui essi avrebbero potuto essere importanti per Android.

CORTE: Questi [file] non esistono nemmeno più?

BABER: Sono andati. Non ci sono più. Non solo non ci sono più ora, ma la prova mostrerà e mostra che questi [file] non sarebbero mai nemmeno arrivati sui dispositivi. Erano dei file di test. Perchè una piccola, piccolissima copia sia perseguibile, e le corti hanno riconosciuto per centinaia di anni che non tutte le cose identiche danno origine a infrazione di copyright, tale copia deve essere quantitativamente e qualitativamente importante.

CORTE: Quali danni si cercano di dimostrare per questa infrazione che non esiste più? Tra l’altro, questa sarebbe stata una buona cosa da far notare per Jacobs [l’avvocato di Oracle], che questa [questione] è chiusa da tempo. Non avevo capito che fosse finita da tempo. Cosa dicono riguardo a quanto sono stati danneggiati?

BABER: Vostro Onore, dicono che sono stati danneggiati. Dicono che questo – loro evidenziano questa copia letterale. Noi abbiamo questi otto file. Noi abbiamo alcuni commenti in altri due file che abbiamo eliminato subito. E poi ci sono le nove linee di codice che il signor Swoopes vi ha appena mostrato con la così chiamata “funzione di range check“. È ancora lì. Sono nove righe su 11 milioni. Ed è un codice davvero molto semplice che semplicemente effettua alcuni controlli di correttezza quando si ordinano le cose. Questo è quanto usano per dire che stiamo copiando. E lo usano, ovviamente, in un modo provocante per dire “questo mostra la copia” quando in realtà, Vostro Onore, è proprio de minimis – è meno di un decimo dell’uno percento.

CORTE: Perchè, non sareste eccitati nel fargli perdere tempo durante il processo con questo così che i problemi coi brevetti vadano in favore di una parte?

BABER: Vostro Onore, ne saremmo più che deliziati.

Tutto ciò mette Oracle in una posizione estremamente difficile. A complicare ulteriormente la situazione è la stima dei danni fatta da Cockburn:

“Dr. Cockburn’s third report begins, as his second report did, with the negotiations Google and Sun conducted in early 2006 for a technology partnership to develop a mobile smartphone platform. As before, Dr. Cockburn uses as his monetary starting point Sun’s initial February 2006 demand, which he calculates at $98.7 million, rather than Sun’s final demand in April 2006 of $28 million.”

“La terza relazione del dottor Cockburn comincia, come la seconda relazione prima di essa, con la negoziazione tra Google e Sun condotta nei primi mesi del 2006 per una partnership tecnologica per sviluppare una piattaforma mobile per smartphone. Come prima, il dottor Cockburn usa come punto di partenza monetario la domanda iniziale di Sun del Febbraio 2006, che egli ha calcolato essere di 98.7 milioni, piuttosto che la domanda finale ad Aprile 2006 di 28 milioni di dollari.”

Tutto ciò che Oracle ha fatto sembra averla messa in difficoltà. La cupidigia e la stupidità della linea d’azione la stanno portando verso quello che sembra essere un baratro. Anche se Oracle dovesse vincere i 98 milioni di dollari chiesti, ne spenderebbe con ogni probabilità metà per le spese legali. Anzi, la possibilità è che venga data ragione a Google e che la maggior parte dei brevetti utilizzati da Oracle durante questo scontro venga annullata.