Shadowgun è stato uno di quei giochi presentati come il salto generazionale nel mobile gaming sia dal punto di vista del gameplay che, soprattutto, dal punto di vista grafico. La necessità per poter soddisfare queste premesse (e promesse) è quella di avere una grande capacità di elaborazione, così da  poter poter gestire contenuti in alta definizione e con un grande impatto grafico. Le texture sono ad un livello superiore, e anche se l’antialiasing non è propriamente al massimo la qualità dell’immagine è davvero al top. A livello di gameplay non c’è, in  realtà, nulla di incredibilmente innovativo in senso assoluto: di certo è un gioco più complesso di quelli soliti per smartphone e tablet, e la cosa è sicuramente buona. Dopo tanta semplificazione in virtù della giocabilità, ecco finalmente che si aggiunge qualche elemento più complesso (ma neanche tanto) per la gioia del videogiocatore che vuole quel quid di più dai giochi mobile.

Siamo nel 2350, e la galassia è governata da enormi corporazioni multiplanetarie che tengono sotto controllo ogni aspetto della vita dei cittadini, si muovono guerra tra loro e non rispettano le Leggi della Federazione Planetaria. La Toltech non è soltanto una di queste corporazioni poiché, anzi, è la più potente di tutte: con il possesso del 75% delle risorse dell’intera galassia è incontrastata, e continua ad espandersi. John Slade è uno shadowgun, un mercenario leale solo all’offerta più alta che si vende al miglior offerente per effettuare missioni troppo sporche per poter essere affrontate direttamente ed ufficialmente dalle compagnie. Una di queste missioni prevede che Slade si rechi sul pianeta Eve, dove il dottor Edgar Simon sta conducendo esperimenti senza alcun controllo e dove custodisce informazioni importanti per la Toltech. La missione assegnata è di recuperare il dottor Simon, vivo, e riportarlo alla Toltech. Un’impresa semplice, teoricamente, ma molto difficoltosa nella pratica.

Il dottor Simon, infatti, ha allestito un esercito personale formato da umani mutanti con innesti cibernetici che è totalmente sotto il suo comando. Dai semplici soldati con mitragliatore fino a enormi colossi con cannone Gatling portatile, passando per droni volanti e bombe che camminano, la schiera di nemici da eliminare è davvero grande e variegata. L’intelligenza artificiale non riesce mai a mettere in seria difficoltà il giocatore ai livelli facile e difficile, ma c’è più di qualche momento in cui le forze del dottore sembrano poter (e dover) trionfare. Sono presenti anche vari “boss” in alcuni livelli, tra cui troviamo delle sorte di ragni cibernetici che sparano missili dall’alto potenziale distruttivo, macchine scavatrici, enormi robot umanoidi e così via. La difficoltà nell’abbattere queste minacce è sicuramente maggiore rispetto agli altri mostri incontrati, ma non c’è poi un grosso divario tra soldati e boss. Come si uccidono quelli piccoli, si uccidono quelli grandi.

La storia è un elemento molto importante in questo gioco: per quanto non sia ovviamente sviluppata e profonda come in altri giochi, è pur sempre un filo conduttore sufficientemente chiaro e diventa più importante con il procedere del gioco. Se, infatti, all’inizio è quasi un contorno, più avanti diventa più complessa e raffinata – ed importante. Il dottor Simon, dopotutto, non è ciò che si pensa, e così anche la Toltech. Meglio però che siate voi stessi a giocare questo titolo per capire cosa intendo con queste parole: non voglio rovinarvi i colpi di scena. L’unico aspetto da migliorare, a mio parere, è l’inserimento dei dialoghi: dialoghi più frequenti mantengono l’attenzione ed il coinvolgimento alti e rendono migliore l’esperienza videoludica. Questo però va a gusti, quindi ognuno ha la sua opinione in merito.

Ciò in cui va forte Shadowgun, in compenso, è l’impatto grafico: non sembra di avere a che fare con un gioco per dispositivi mobile, ma con un gioco per console o PC di alta qualità. Ovviamente l’interazione non è la stessa e il game design è influenzato notevolmente dall’assenza di un controller dedicato e preciso. In compenso, però, sono presenti texture ad altissima risoluzione che conferiscono al mondo di gioco un livello di dettaglio davvero incredibile. Ogni cosa è dettagliata e precisa, anche gli edifici più grandi; dalle ventole alle pareti ogni cosa è coperta da texture realistiche e credibili, sono presenti effetti di vapore e nebbia realistici ed è presente un po’ di aliasing nell’ambiente, ma è un sacrificio accettabile per ottenere un simile impatto visivo. Proprio gli ambienti sono uno degli aspetti chiave: in alcuni tratti ricordano strutture iper-futuristiche, in altri invece rimandano ad antiche chiese. Personalmente ho visto, in alcuni edifici, un certo richiamo allo stile liberty. Lo stile dei personaggi, invece, è molto simile a Gears of War: la somiglianza non passa solo per l’aspetto del personaggio principale ma si estende anche al gameplay.

Il gioco è infatti basato sullo sfruttamento delle coperture, esattamente come Gears of War. Questo rende molto più semplici le cose, ma allo stesso tempo ci sono alcune difficoltà: forse a causa dei controlli touch non sempre precisi, è a volte difficile impartire il giusto comando al personaggio, come (ad esempio) quando bisogna staccarsi da una copertura e il personaggio rimane fermo o si muove in una direzione opposta a quella richiesta. Quando si è nel bel mezzo di un combattimento impegnativo, queste piccole cose possono fare la differenza. Per fortuna, però, è previsto un sistema di checkpoint che assicura che non sia necessario rifare tutto il livello quando si viene uccisi, ma solo l’ultima parte tra l’uccisione e il checkpoint.

Shadowgun è un gioco più che apprezzabile per chiunque nutra un minimo di interesse per gli sparatutto. Su NVIDIA Tegra 3, poi, l’aspetto grafico è davvero a livelli altissimi e soddisfa appieno chi guarda anche al lato estetico, oltre che al divertimento del gioco. Siamo rimasti davvero colpiti da questo gioco, pur essendo scettici: finora non ci sono stati grandi giochi sul genere sparatutto sui dispositivi mobile, ma Shadowgun è sicuramente da annoverare fra i meglio riusciti in assoluto. Visti i risultati raggiunti, non vediamo l’ora di vedere cosa Madfingerz è riuscita a fare con Dead Trigger!