webOS, uno dei sistemi operativi mobile più innovativi e validi presentati negli ultimi anni, sembrava destinato ad una morte prematura ed immotivata dopo che l’ex-CEO di HP, Leo Apotheker, aveva dismesso la produzione di smartphone e tablet (rispettivamente Pre/Veer e TouchPad) a causa di “vendite insoddisfacenti” dopo solo pochi mesi sul mercato. La mossa, che ha deluso moltissimi affezionati dei prodotti Palm e che ha stupito tutto il mondo tecnologico, rientrava in una più ampia strategia suicida che avrebbe previsto la separazione tramite vendita o spin-off della divisione PSG (Personal Systems Group, ovvero la divisione di HP che si occupa di PC e dispositivi mobile) in un’ottica di rafforzamento del core business di HP, ovvero servizi e prodotti per le aziende. In quest’ultimo campo HP è tra i leader mondiali, assieme ad IBM e Dell, e ha come fiore all’occhiello i server per scenari mission critical basati su processori Itanium – server che rendono sicuramente molto di più di quanto possa fare un PC o un tablet. La voce che HP volesse separarsi della sua divisione PSG (ricordiamo che è la prima produttrice di PC al mondo) ha fatto scendere notevolmente il titolo in borsa e ha seminato il panico in tutti quegli scenari dove la presenza di HP è molto forte e molto ben consolidata: l’ipotesi di non poter più contare su un brand noto per la sua affidabilità ha fatto vacillare molti.

Nonostante un’iniziale approvazione, però, la strategia messa in atto da Apotheker non ha convinto del tutto il consiglio d’amministrazione che lo ha licenziato e ha assunto al suo posto Meg Whitman, ex-CEO di eBay. La Whitman ha subito provveduto a rassicurare i mercati decidendo poco dopo il suo insediamento di non separarsi della divisione PSG e di continuare a produrre e vendere PC, senza però andare a toccare il “tasto dolente” di webOS. È recente la notizia che HP ha deciso di rilasciare il codice webOS con una licenza open source, così da lasciare quest’importante eredità alla comunità e, al contempo, da potersi avvantaggiare dell’aiuto prezioso degli sviluppatori indipendenti. Non è dato sapere quale licenza HP abbia scelto per il codice (GPL? BSD? MIT? Apache? LGPL? CDDL?), ma la scelta è in ogni caso molto apprezzata ed onorevole.

HP si sta muovendo in un territorio che, finora, è stato appannaggio esclusivo di Android e di quei sistemi Linux (Maemo, MeeGo, LiMo, Tizen, ecc) che hanno cercato di imporre la propria presenza sul mercato anche grazie all’apertura del codice. Finora l’unico sistema operativo open source ad affermarsi è stato Android, il quale tuttavia è a sorgenti aperti ma a sviluppo chiuso (solo Google si occupa dello sviluppo senza interventi da parte della comunità); webOS ha avuto in passato una diffusione apprezzabile ed è, ad oggi, una delle piattaforme per tablet più diffuse posizionandosi negli USA al secondo posto dopo iOS. webOS si posiziona quindi come un’alternativa molto attraente ad Android, con un ecosistema già avviato ed una potenziale varietà di dispositivi su cui è possibile installarlo notevole grazie all’apporto della comunità.

“webOS is the only platform designed from the ground up to be mobile, cloud-connected and scalable. By contributing this innovation, HP unleashes the creativity of the open source community to advance a new generation of applications and devices.” Meg Whitman

“webOS è l’unica piattaforma progettata da zero con in mente il mobile, la connessione con la cloud e scalabile. Donando quest’innovazione, HP scatena la creatività della comunità open source per avanzare verso una nuova generazione di applicazioni e dispositivi.”

Con questa mossa, HP pianifica di ottenere quattro punti chiave per il futuro di webOS:

  • accelerare lo sviluppo aperto della piattaforma webOS
  • partecipazione attiva di HP anche come investitore nel progetto
  • direzione benevola, trasparente e completa per evitare la frammentazione
  • rilascio del software come progetto open source puro

HP rilascerà anche ENYO, framework per lo sviluppo software integrato in webOS, come progetto open source.

Che cosa significa questo per il mondo Android? L’apertura del sistema operativo del robottino verde è sempre stato individuato dagli utenti come uno dei tanti punti di vantaggio rispetto ad altre piattaforme per la grande libertà concessa. webOS, se sviluppato ulteriormente ed arricchito di quelle funzionalità che ora mancano, potrebbe entrare in concorrenza con Android proprio sul territorio dell’openness, con la possibilità per i produttori di poter utilizzare verosimilmente a proprio piacimento il sistema operativo senza dover passare per una “certificazione HP” e senza dover sottostare alle regole ferree imposte da Google ai produttori Android. Anche se al momento attuale webOS è predisposto per il funzionamento sui soli prodotti HP (Pre, Veer e Pixi come smartphone e TouchPad come tablet), la possibilità data alla comunità di fare il porting su altri dispositivi rende potenzialmente il sistema di HP un buon avversario di Android. Personalmente posso dire che se venisse effettuato il porting per un telefono in mio possesso sarei tra i primi a sperimentarlo, così come se venisse commercializzato un dispositivo con webOS in Italia ad un costo accessibile sarei sicuramente interessato all’acquisto. Non c’è bisogno di preoccuparsi per un possibile “ribaltone”, visti i numeri macinati da Android, ma la possibilità che ci sia un’espansione di webOS ai danni anche di Android in futuro non è affatto scontata. La maggiore pluralità è, senza dubbio, anche a vantaggio nostro – quindi gioiamo insieme di questa scelta di HP ed auguriamo un futuro radioso a webOS, accanto ad Android.