Il mondo tecnologico e, in particolare, informatico è in mano agli uomini. È sempre stato così, sin dall’alba dei tempi. Forse perché le donne sono sempre state spinte a prendere strade differenti dal mondo scientifico e matematico (anche se non sempre questo ha funzionato, per fortuna!), forse per altri motivi, ma questo è un dato di fatto inoppugnabile. E non manca un certo sessismo all’interno dell’ambiente informatico-tecnologico.

Proprio qualche giorno fa discutevo di questo con la mia ragazza e anche lei mi ha confermato che è stata più o meno spinta da tutto ciò che la circondava verso ambiti letterari e lontano dagli ambiti scientifici: ad esempio, ogni volta che c’è un problema con un’apparecchiatura elettronica o informatica, sua madre le chiede di aspettare uno dei componenti maschili della famiglia per “evitare di fare casini”, come se lei non fosse in grado di capire e risolvere il problema perché donna.

Nella mia esperienza di studente universitario che frequenta i corsi di Informatica presso l’Università degli Studi di Milano (comunemente detta “Statale”), quando si vede una ragazza aggirarsi per il dipartimento ci si domanda se segua corsi umanistici o altri corsi scientifici, visto che è estremamente difficile che segua un corso di laurea di area informatica. Su circa 150 studenti che eravamo al primo anno (adesso, ahimé, siamo di meno), c’erano 5 ragazze. E la maggior parte di loro erano i classici “maschiacci”.

Ma questo rapporto si estende ben al di là dei corsi universitari: anche nel mondo del lavoro le donne che si occupano di informatica e di tecnologia sono molto poche. Marissa Mayer aveva fatto scalpore perché è stata (ed è) una delle prime donne a guidare una compagnia importante come Yahoo!, quando tutti i suoi predecessori e i suoi colleghi-concorrenti sono uomini.

Anche OnePlus si è resa conto di questa disparità e ha deciso di stuzzicare le donne presenti nella sua base di fan proponendo un concorso aperto solo alle donne per vincere inviti e uno smartphone, chiamato “Ladies First Contest“. Proposto forse ingenuamente, nella speranza di attirare l’attenzione del pubblico femminile e nulla più, il concorso si è rivelato un fallimento sin dai primi momenti. La società è stata accusata di sessismo, con le testate internazionali che hanno detto che il contest era “degradante” e alcune utenti che si sono spinte a dire che “questo contest è sessista e insultante. È un modo per creare problemi di autostima, come se non ne avessimo già abbastanza nella nostra società”. Un’utente ha addirittura pubblicato una foto di se stessa mentre alza il dito medio all’indirizzo di OnePlus.

Ma è davvero un contest sessista e insultante per le donne? Forse sì, perché una delle richieste era di farsi una foto con il logo OnePlus (“1+”) scritto sulla pelle o su di un foglio. Agli uomini questo non sarebbe mai stato chiesto, alla faccia della parità dei sessi. Perché, alla fine, si tratta proprio di questo: del “vecchio” (ma sempre nuovo) e acceso dibattito sulla parità dei sessi.

In questo caso, c’è stato un sessismo strisciante, che ha promosso le donne solo per il fatto di esserlo, senza alcuna ragione apparente.

Non è questo il modo per promuovere e attirare le donne interessate al mondo della tecnologia. Non è differenziandole in questo modo che si può ottenere un miglior riconoscimento della loro presenza in questo mondo maschilista e un maggior interessamento da parte loro. Anche perché chiedere di pubblicare foto proprie in un forum in cui la presenza maschile è schiacciante è come mettere le pecorelle in mezzo a un branco di lupi: la discussione è subito degenerata in richieste di foto osé, commenti spinti e quant’altro. Il tutto, chiaramente, alimentato da alcune esibizioniste che si sono fotografate in reggiseno e avendo cura di mostrare per bene le proprie “doti”.

La mia idea è che se vogliamo davvero la parità dei sessi, dobbiamo applicarla sul serio in tutti i campi, non solo in quelli che fanno pubblicità e scalpore. Ultimamente, poi, trovo che troppo spesso le donne siano in qualche modo privilegiate in aspetti della vita quotidiana. Due esempi pratici:

  • in alcuni locali le donne entrano gratis, mentre gli uomini pagano salato (e io me ne tengo ben alla larga proprio per questo motivo!);
  • alcuni cinema promuovono una serata settimanale in cui le donne pagano metà prezzo, ma non esiste una promozione simile per gli uomini.

Non esiste una cura immediata e definitiva al problema del sessismo. Trovo però che smettere di spingere – più o meno inconsciamente – le donne verso le solite cose e cominciare, invece, a spingerle verso gli ambiti scientifici e tecnologici sin da quando sono bambine possa curare questo male dell’assenza di una presenza femminile sostanziosa all’interno di questi mondi.

OnePlus voleva forse agire positivamente e coinvolgere davvero le donne nella sua comunità, ma si è scontrata con un mondo estremamente maschilista e con preconcetti sia da parte degli uomini che da parte delle donne. Finché non impariamo a rispettarci e considerarci come persone ed individui senza tenere conto del sesso non potremo mai superare queste difficoltà. Ma, anche con le migliori intenzioni, è un percorso lungo e difficile per il quale non esiste una cartina che indichi la strada giusta.

Nel nostro piccolo, quello che possiamo fare noi uomini è parlare con le donne della nostra vita della nostra passione per la tecnologia: chissà che anche loro non si sentano coinvolte e non apprezzino la bellezza di questo mondo, finendo anche loro per diventarne appassionate. E se siete delle donne con la passione per la tecnologia, spingete le vostre conoscenti ad interessarsi, a informarsi, a rendersi partecipi di questi temi. Non potranno che sfatare, ancora una volta, tutti i preconcetti maschili su di voi – che anche io, mio malgrado, ho in qualche modo espresso in questo articolo.