Continua il mio viaggio metaforico alla scoperta di Chrome OS, il sistema operativo di Google pensato per netbook e piccoli computer. La puntata di ieri ha scatenato un dibattito decisamente acceso e voglio rispondere ad alcune questioni.

La prima: molti hanno ribadito che è possibile mantenere perfettamente il proprio flusso di lavoro usando Chrome OS ed i servizi Google. Questo non è sempre vero. Nel mio caso, ad esempio, non è possibile mantenere il flusso di sincronizzazione dei documenti, perché uso Linux e non esiste un client Google Drive alla pari con i client di altri servizi (ad esempio Copy e Dropbox). Per di più, non è possibile modificare i documenti in Chrome OS e poi passare ad un sistema tradizionale perché i documenti sono salvati in formato proprietario e devono prima essere convertiti in altro formato (ODF, nel mio caso) prima di poter essere scaricati e modificati, con una evidente rottura dell’automatismo della sincronizzazione. Non è allo stesso modo possibile continuare ad usare il sistema di sincronizzazione delle note che uso da anni a questa parte (sincronizzazione di file .txt tramite Dropbox su tutte le piattaforme che uso, da Android a Linux fino a Windows e Windows Phone).

Esistono le alternative di Google? Certo, ma non mi danno la stessa flessibilità che mi danno altre soluzioni, piuttosto che le stesse opzioni o la stessa quantità di spazio di archiviazione (ho ben 262GB gratuiti su Copy, perché dovrei rinunciarvi per passare ai miseri 25GB di spazio su Google Drive?).

Passiamo quindi al secondo punto, direttamente collegato con il primo: la dipendenza da Google. Va bene utilizzare i servizi Google, ma non bisogna dipendere da essi al 100%. Con “dipendere da Google al 100%” intendo il passare integralmente ai servizi di Google ed usare quelli come strumento primario per portare avanti il mio lavoro. Se decidessi di passare davvero completamente ai servizi di Google non potrei più accedere a gran parte dei servizi dal mio Windows Phone, oppure dovrei passare da un’interfaccia web per i documenti e i file archiviati in cloud anziché avere una comodissima sincronizzazione in background come avviene ora su Linux usando altri servizi. E’ lo stesso motivo per cui non utilizzo SkyDrive e altri servizi di Microsoft: non mi danno quella flessibilità che mi è necessaria.

Il problema è il cosiddetto platform lock-in: ti faccio entrare nella mia piattaforma offrendoti qualche vantaggio rispetto alle altre, ma poi faccio sì che tu vi rimanga intrappolato (o chiuso dentro, se preferite). Questo approccio ha pregi e difetti e sono disposto a conviverci quando uso Android (o Windows Phone o altre piattaforme mobili), ma non è così quando uso invece dei computer. Preferisco rinunciare a qualcosa ma avere una maggiore libertà.

Vi invito a non travisare le mie parole: Chrome OS è un ottimo sistema operativo che può soddisfare le esigenze di buona parte degli utenti che hanno bisogno semplicemente di un computer con cui navigare in Internet e di produttività personale di base (word processor, tabelle ecc). I problemi più grandi sorgono quando non si usano solo i servizi Google, ma si usano anche servizi terzi.

In questo senso, Chrome OS non è dissimile da Windows Phone: finché si usano solo i servizi Microsoft il sistema è ottimo, ma quando si vuole usare qualche servizio di Google le cose peggiorano notevolmente e si arriva addirittura a non avere certe applicazioni (l’esempio più clamoroso è YouTube, ma mancano anche Drive, Hangouts, Maps, Google+…). Questo non rende il sistema peggiore, semplicemente lo rende meno adatto a chi non vuole essere costretto ad utilizzare esclusivamente i servizi del produttore del sistema operativo.

Nel mio caso, utilizzando i servizi più disparati ed utilizzando Linux come sistema operativo per il desktop ed il notebook (con conseguente frequente mancanza di software), non mi trovo perfettamente a mio agio con Chrome OS. Passare integralmente ai servizi di Google non è un’opzione che posso considerare realisticamente senza alterare completamente il modo in cui lavoro ora.

Chrome OS è effettivamente un sistema fantastico nel caso in cui usiate soltanto i servizi di Google, ma altrimenti non esprime appieno il suo potenziale. Quella che potrebbe sembrare un’ovvietà non lo è affatto, dato che si parla di una piattaforma per computer che, teoricamente, dovrebbe essere per sua natura abbastanza agnostica per quanto riguarda i servizi online.

In tutto questo non tengo conto delle possibilità che si aprono usando la modalità sviluppatore, tra cui l’installazione di un ambiente Linux e l’installazione di applicazioni Android. Il motivo è semplice: non sono procedure alla portata di tutti e implicano modifiche del sistema. Quando si valuta un prodotto lo si valuta per quello che è, non per quello che potrebbe fare con delle modifiche – motivo per cui, peraltro, Sony poté bloccare in via legale l’installazione di Linux sulla PlayStation 3: implicava una modifica del sistema che, ovviamente, non rientrava tra le funzionalità del sistema.

Come rilevava qualcuno nei commenti della scorsa puntata, il problema delle modifiche è che servono capacità che non sono sempre alla portata dell’utente medio. Io mi spingo un pochino oltre e dico che serve la volontà di farlo e questa è oltre la portata del 90% dell’utenza media, che si accontenta (giustamente, se vogliamo!) di utilizzare i computer come strumenti senza necessità di modificarli, come la stragrande maggioranza delle persone non penserebbe mai di modificare una sega circolare: è uno strumenti e si usa come tale.

Per rispondere, invece, ad altre domande (in ordine sparso):

  • le applicazioni vere e proprie sono pochissime, perché la maggior parte delle applicazioni per Chrome OS altro non sono che collegamenti diretti a siti web (un esempio è Word online di Microsoft) e, in quanto tali, sono accessibili solo quando il computer è connesso;
  • la differenza tra Chrome OS e Chromium OS è che il primo riceve direttamente gli aggiornamenti da Google, ha integrato Flash e il plugin di Hangouts ed è meglio ottimizzato per girare su Chromebook, Chromebox e Chromebase;
  • si può installare Linux sia accanto a Chrome OS (dual-boot) sia all’interno di Chrome OS: la prima soluzione equivale ad installare Linux su un PC e l’unico svantaggio è il tempo di avvio allungato per via dello sblocco del bootloader; la seconda soluzione invece porta a prestazioni degradate rispetto ad un’installazione classica, con un degrado più evidente quando si esegue la sessione in finestra.

Spero di aver meglio chiarito la mia posizione riguardo Chrome OS, ma la ribadisco: è un ottimo sistema, se siete pronti a scendere a compromessi e a usare prevalentemente i servizi Google.