Questa notizia non riguarda in maniera diretta Android ma è sempre correlata al mondo della tecnologia, quella mobile in particolare.

Nell’annosa guerra di brevetti tra Apple e Samsung, una delle battaglie cominciò nel “lontano” (per i tempi di evoluzione del settore) giugno 2011, con l’accusa di Samsung ad Apple di violare uno dei suoi brevetti per le comunicazioni UMTS/3G. Tale brevetto è stato poi riconosciuto come standard essential (sebbene la cosa non sia ancora definitiva), cioè come indispensabile per lo sviluppo  del settore, e pertanto soggetto alla pratica di concessione FRAND (“Fair, Reasonable And Non-Discriminatory”), che di fatto obbliga il possessore del brevetto a concedere l’utilizzo della tecnologia e chiunque ne faccia richiesta, e avendone in cambio un corrispettivo “ragionevole”.

Alla fine, si è riconosciuto che i prodotti Apple considerati nel procedimento (iPhone 4, iPad 2 e loro modelli precedenti) violano il brevetto di Samsung, e pertanto l’azienda coreana poteva stabilire dei termini “ragionevoli”. La compagnia di Suwon ha chiesto una royalty del 2.5% che, a conti fatti, è altissima e ben lungi dal concetto comune di “ragionevole”: si tratta di qualcosa come 12-18 dollari per ogni singolo dispositivo. D’altra parte, però, Apple ha dichiarato che non solo non avrebbe pagato una cifra del genere, ma che non avrebbe pagato alcuna cifra per un brevetto standard essential (SEP).

Di fatto, l’International Trade Commission (ITC) ha dichiarato che le richieste di Samsung fossero “ragionevoli”, e pertanto Apple dovesse pagare. Successivamente il punto della questione è diventato: si può bandire un dispositivo se il produttore si rifiuta di pagare per un brevetto FRAND? Ovviamente la posizione di Apple è che no, non è possibile e sarebbe pericoloso per il mercato consentirlo, perché permetterebbe al possessore del brevetto di escludere tutti i concorrenti che non sono d’accordo coi suoi termini. (Questo non dovrebbe avere niente a che fare con Apple che chiede ed ottiene il bando di diversi dispositivi Samsung e HTC sul suolo americano per brevetti non SEP.)

A sostegno di Apple si sono schierati nomi importanti della tecnologia quali Microsoft, Oracle, Intel e AT&T. Francamente non stupisce, in quanto sono tutte aziende che hanno diretto interesse nei prodotti Apple, o che sono in diretta concorrenza con Samsung e Android.

Sia Samsung, sia soprattutto l’ITC l’hanno pensata diversamente e lo scorso 4 giugno l’ITC ha stabilito il bando immediato dei menzionati prodotti Apple. Ma non era finita lì.

L’ultima parola sulla questione è sempre del Presidente degli Stati Uniti, per quanto raramente rovesci la decisione degli esperti che hanno lavorato sul caso. È accaduto solo 5 volte nella storia e l’ultima volta accadde nel 1987, sotto la presidenza Reagan, e coinvolte furono l’americana Texas Instruments e di nuovo Samsung. L’azienda coreana, allora, la spuntò ed i suoi prodotti poterono stare nel mercato statunitense.

Invece, a sorpresa, il presidente Barack Obama e l’USTR (una sorta di “camera del commercio”) hanno annullato la decisione dell’ITC, permettendo ai prodotti Apple di rimanere sul mercato. La decisione è stata presa in considerazione “dell’applicazione dei brevetti SEP, delle condizioni dell’economia americana e degli effetti sui consumatori americani”, e non rappresenta una critica all’operato dell’ITC.

Dunque, l’unica arma che potrà avere Samsung per rivalersi di Apple è quello di chiedere danni in tribunale per violazione di brevetto.

Al di là delle teorie sull'”America che difende i propri prodotti” ed altre elucubrazioni di sorta, è interessante notare un punto dele motivazioni rilasciate da Michael Froman dell’USTR riguardo ai brevetti SEP: il fatto è che le decisioni sull’applicazione di brevetti che rappresentano uno standard per l’industria devono essere soppesate col metro degli interessi dell’economia, prima ancora di quello del diritto di un’azienda di capitalizzare tale brevetto.

Una posizione senza dubbio ragionevole cui, però, probabilmente si doveva giungere prima. Prima che Samsung chiedesse delle royalty così elevate, prima che Apple si rifiutasse di pagare, prima che tutte le guerre di brevetti sulla tecnologia mobile avvelenassero il mercato e alleggerissero il portafoglio dei consumatori.