Oggi vi riporto un articolo dell’ Huffington Post nel quale Noah Bordner racconta la sua esperienza di sviluppatore nell’Android Market.

Noah Bordner è lo sviluppatore di Battleheart, e in questa intervista esprime le sue considerazioni confrontando i due App store sui quali il gioco è presente. L’App Store di Apple contiene 500.000 applicazioni di cui il 16% è costituito da spam (pubblicità, copie di altre app, software inutili etc.), il Market Android offre circa 300.000 applicazioni e lo spam rappresenta il 32% del totale.

Appena ha iniziato a guadagnare, Noah è rimasto sorpreso dallo strepitoso successo della sua applicazione. Lo sviluppatore associa a questo guadagno il fatto che Battleheart si trova nella Top 50 delle App a pagamento mentre in iOS non è nemmeno nella top 200. Ma supponendo che il gioco si trovasse in una posizione estremamente bassa nella classifica, si venderebbe comunque di più sul Market. In poche parole: proponendo un prodotto di qualità, si hanno più probabilità di avere successo sul Market che su iOS per un semplice motivo: mancanza di concorrenza.

Bordner ha espresso anche la sua frustrazione per la gestione amministrativa del Market Android che lui chiama “a loud, obnoxious baby” (che tradotto dovrebbe essere “un forte e fastidioso bambino”). Il ragazzo viene bombardato ogni giorno da decine e decine di e-mail da parte di utenti che hanno problemi con il download e l’installazione. Problemi che provengono dal Market e dal sistema operativo piuttosto che dall’app stessa. Errori del genere vengono segnalati dal 2% circa degli acquirenti.

Altra questione sollevata da Noah è quella della gestione dei rimborsi e della fatturazione poichè tramite Google CheckOut tutti i problemi vengono affidati allo sviluppatore, che è l’unico responsabile; mentre su App Store è direttamente Apple che se ne occupa. Infatti afferma che è pesantemente infastidito da 12-13enni (o persone di uguale livello mentale) che sono convinti di aver subito un torto o una truffa e chiedono il rimborso. Tutto questo lo spinge a buttare la spugna e abbandonare lo sviluppo su Android ma la sua esperienza di sviluppatore gli suggerisce che è solo una minoranza di persone che ha questi problemi e non ne vale la pena abbandonare il “bambino con l’acqua sporca”.

Ma dopo tutte queste critiche, le parole di Noah Bordner sono piuttosto ottimiste:

Just to be clear (since I’m getting more traffic than expected), my experience with Android has been overwhelmingly positive, and I have every intention of continuing to support the platform. It’s just that without the iTunes “shield” between myself and customer, I’m having to wear my customer service hat a lot more than I’m used to.

Giusto per essere chiari (dato che si sta generando un traffico di vendite più alto di quanto mi aspettassi), la mia esperienza con Android è stata assolutamente positiva, e ho tutte le intenzioni di continuare a supportare la piattaforma. È solo che senza lo “scudo” iTunes tra me e il cliente, mi trovo ad indossare le vesti del servizio clienti molto di più di quanto io sia abituato.

Purtroppo Apple ha abituato gli sviluppatori di tutto il mondo troppo bene, occupandosi di tutta la parte amministrativa ed economica e lasciando ai programmatori soltanto il piacere di sviluppare e guadagnare. Con Google invece, sono le persone che devono gestire tutto attraverso il proprio account, proprio come un mercato. D’altronde il nome non è messo a caso.

Ma Bordner non è l’unico sviluppatore a porre queste questioni. Altre critiche hanno attaccato la frammetazione di Android: troppe versioni differenti fra loro e troppi dispositivi di qualità differente sono soltanto un ostacolo agli sviluppatori che abbandonano il Market proprio per i problemi riscontrati dagli utenti. Questione che ha spesso evidenziato Steve Jobs indicando i punti a favore di App Store.

Dopo questa sincera testimonianza, ci sono sviluppatori tra voi che ci seguite che si rispecchiano nella situazione di Noah? Commentate e raccontateci le vostre esperienze!

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