Alzi la mano chi non può fare a meno di tutte le applicazioni e funzioni preinstallate sul proprio smartphone. E alzi la mano chi vorrebbe tanto disinstallare le app che non usa mai, ma non può farlo (senza ricorrere ai permessi di root) perché preinstallate dal produttore di turno.

Sicuramente quasi nessun utente al mondo riesce a usufruire di tutti i servizi che i produttori di smartphone forniscono al giorno d’oggi. Questo non sarebbe un problema, se non fosse che questi stanno aumentando sempre di più (l’esempio più lampante è il Galaxy Note 3, che ha preinstallati ben 276 apk, anche se tra questi sono inclusi quelli indispensabili di sistema) e che è impossibile cancellare quelli che non ci interessano senza usufruire dei privilegi di root. Tale problema si aggrava ancor di più per quei terminali disponibili con un taglio di memoria non proprio ampio (per esempio Motorola Moto G e Nexus 4, che offrono un taglio massimo di 16GB, o LG G2, che all’inizio è stato presentato solo nella variante da 16GB), in cui lo spazio totale viene ridotto dai 4 (nel migliore dei casi) agli 8 GB circa.

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Per questo motivo, in Corea del Sud, a partire da Aprile, il governo ha deciso insieme al Ministero della Scienza dell’ICT e del Future planning di imporre agli OEM l’obbligo di separare le applicazioni e i servizi di sistema strettamente necessari per il corretto funzionamento dei dispositivi (come i pacchetti relativi alle funzioni telefoniche, agli SMS, alla fotocamera e al servizio DMB, che è molto diffuso in Corea ma non disponibile qui in Italia), da quelli extra, di secondaria importanza, che potranno essere disinstallati dall’utente, specificando anche lo spazio occupato da queste. Dunque delle 80 app preinstallate di adesso (in Corea è così, in Italia forse un po’ meno) circa la metà saranno cancellabili. Ovviamente, tra queste sono incluse anche le GApps, cioè le applicazioni di Google preinstallate, che a seconda del modello variano da 13 a 16: il colosso di Mountain View dovrà confrontarsi con ogni azienda per dichiarare le applicazioni e i servizi di sistema non indispensabili che potranno essere cancellati dall’utente (utilissimo per chi non utilizza Hangout, GMail o Google+, solo per citarne alcuni) e lo spazio da esse occupato.

Questa “rivoluzione” non risparmia neanche i tre operatori (SK Telecom, Olleh e LG U+) presenti sul suolo sudcoreano: anch’essi dovranno attenersi alle nuove regole e, a parte le app e i servizi riguardanti il servizio clienti, l’NFC e la connettività Wi-fi, saranno costrette a rendere disinstallabili tutte le altre applicazioni, che a seconda del dispositivo variano da 12 a 21.

Insomma, un vero e proprio tsunami sta per investire i device coreani e fare piazza pulita di quella che il Ministero ha definito “competizione scorretta” dei vari carrier e produttori.

Vorreste anche voi una “riforma” del genere o state bene così?