La diatriba sulla privacy e sulla sicurezza si è incendiata ancor più dopo gli eventi di San Bernardino, quando gli investigatori non sono riusciti ad accedere alle informazioni contenute nell’iPhone di un terrorista a causa della crittografia predefinita presente su ogni dispositivi Apple di ultima generazione. Se lo smartphone avesse avuto un comune sistema di sicurezza, il telefono si sarebbe potuto trasformare in un archivio di informazioni in appena un’ora di lavoro e pochi semplici software.

Dovremmo rinunciare alla privacy permettendo l’accesso ai nostri dati, oppure no? Una risposta a questa domanda non c’è ancora, ma Google, Apple ed altre aziende del settore sembrano avere le idee piuttosto chiare sulla questione: la privacy dell’utente è al primo posto.

I primi segni di crittografia su Android risalgono ad anni fa, ma è con Android 6.0 Marshmellow che è diventato uno standard, infatti i nuovi dispositivi della gamma Nexus hanno tutti la crittografia abilitata di default.

Mentre Apple può contare sul 95% degli iPhone perfettamente criptati e quindi blindati, la situazione di Android è leggermente diversa poiché è risaputo che i dispositivi criptati subiscono un netto calo delle performance. Stando alle dichiarazioni di Adrian Ludwig (il responsabile della sicurezza di Android), la crittografia prenderà piede quando i componenti hardware degli smartphone caleranno di prezzo.

CrittografiaSony

Lo scoglio più grosso per la diffusione della crittografia sono le aziende produttrici di smartphone stesse, le quali sono piuttosto restie a rilasciare gli aggiornamenti di Android su tutti i propri dispositivi. I motivi sono molteplici, ma quello principale è che ogni versione del firmware deve essere riadattata per ogni dispositivo, questo ovviamente richiede (come sempre) tempo e denaro. Di conseguenza, il più delle volte vengono aggiornati solo i modelli così detti “top-gamma”: i più costosi e potenti.

Quindi non è un caso se solo il 10% dei 1.4 miliardi di smartphone Android presenti in tutto il mondo siano crittografati. Al contrario, Apple può distribuire aggiornamenti con molta più facilità dovendo adattare il firmware solo per pochi dispositivi: questo ha permesso una rapida diffusione della crittografia predefinita per ogni smartphone con a bordo iOS.

Insomma, Google, al contrario di Apple, ha diversi scogli da superare prima di poter inserire la crittografia su ogni smartphone con a bordo Android. Ma a quanto pare, per l’azienda questo aspetto non rappresenta un problema particolare, infatti Google ha dichiarato di voler integrare la crittografia su ogni dispositivo Android (e lo ha dimostrato lasciando la crittografia abilitata anche su Android N).

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