La riorganizzazione di Google, annunciata pochi giorni fa da Larry Page, renderà molto più chiare le dinamiche interne al gruppo, in particolare per quanto riguarda Android, la più grande creatura di Google almeno in termini di utenti.

La divisione delle varie attività permetterà agli osservatori, investitori e perfino agli ingegneri di avere una visione più chiara dei vari progetti, come Nest, Google Glass o il braccialetto con funzionalità mediche. Tutti questi progetti non dovranno necessariamente integrarsi nativamente con Android, come sembrava invece finora.

In tutto questo però la cosa migliore che è successa a Google è Sundar Pichai, il suo nuovo CEO, la cui stella è in continua ascesa grazie anche alla conduzione degli ultimi due keynote del Google I/O. La missione di Sundar Pichai però si prospetta tutt’altro che semplice, visto che dovrà risolvere parecchi problemi.

Libera dal “giogo” delle sue molteplici attività, la nuova Google dovrà riuscire a risolvere l’annoso problema della frammentazione, dovuta ai tanti fork di Android, come Fire di Amazon, Cyanogen e Oxygen, ma anche dalle scelte dei tanti produttori, che hanno portato Lollipop ad un modesto 18% a quasi un anno dal suo debutto sugli smartphone Nexus.

Il lavoro di Sundar Pichai dovrà necessariamente tener conto dei tanti ecosistemi legati ad Android, come i sistemi per le auto, smartwatch e i nuovi dispositivi per le smart home, per i quali è stato creato il sistema operativo Brillo. Sarà necessario rendere redditizio Android, la cui licenza d’uso è gratuita, soprattutto visto il crescente numero di produttori che non installano nativamente i servizi Google, fonte di guadagno per Google.

Una missione non facile quindi, sicuramente non semplice come scrivere ABC.

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