UBSOUND Dreamer è il nome delle prime cuffie on-ear dell’azienda milanese di cui avevamo già recensito le Fighter lo scorso anno. Le Dreamer sono cuffie dall’aspetto ingannevolmente poco “pro”, dal momento che il suono è ottimo – anche se tarato per dare maggior risalto a bassi ed alti lasciando leggermente in secondo piano i medi. Non si tratta di cuffie per puristi, ma sono cuffie dannatamente divertenti.

Design e comfort

Le UBSOUND Dreamer sono cuffie sovraurali (od on-ear), ma i padiglioni sono grandi a sufficienza da renderle quasi delle circumaurali (od over-ear): non si tratta di cuffie che poggiano sopra l’orecchio come le UMI Voix Blu o le Xiaomi Mi Headphones, ma lo avvolgono aumentando di molto il comfort rispetto alle altre due.

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L’aspetto non è dei più curati o più “premium”: le cuffie sembrano molto più di fattura economica di quel che effettivamente sono, principalmente a causa della plastica nera lucida. Il design è originale e orientato verso un pubblico giovane; malgrado ciò, l’aspetto complessivo è quello di cuffie di gamma elevata, nonostante la plastica lucida e grazie invece ad inserti in metallo (alluminio?) sui padiglioni.

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I padiglioni sono quasi solidali con l’archetto: c’è davvero poco gioco e le regolazioni possibili sono minime, anche se sufficienti ad aggiustare le cuffie per renderle comode per chiunque. L’unico difetto, in termini di comfort, è costituito dall’imbottitura superiore dell’archetto: è davvero minima e nemmeno molto morbida – contrariamente a quella dei padiglioni. Il comfort complessivo, comunque, è positivo.

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Sul cavo è presente il classico “scatolotto” con il microfono e un solo tasto per far partire o interrompere la riproduzione e rispondere alle chiamate in arrivo. Il posizionamento è ideale, in quanto si trova vicino alla bocca, e il microfono cattura audio di qualità sufficientemente elevata da permettere di parlare anche in condizioni rumorose (es. mezzi pubblici).

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L’isolamento non è massimo: in situazioni rumorose e affollate sentirete abbastanza bene i rumori ambientali. In un ambiente mediamente rumoroso, però, l’isolamento passivo è piuttosto efficace e vi permette di immergervi totalmente nella musica.

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All’interno della confezione è presente anche un sacchetto in tessuto morbido per il trasporto. A questo proposito, le cuffie non sono purtroppo ripiegabili e, quindi, lo spazio occupato dalle UBSOUND Dreamer quando non in uso è superiore a quello di modelli concorrenti.

Audio

Le cuffie hanno subito un rodaggio di 100 ore prima di essere recensite e sono state provate con un Lenovo Vibe Shot e un PC a cui è stata collegata una scheda audio Creative Sound Blaster X-Fi HD. I file usati per le prove sono prevalentemente in formato FLAC (44.1kHz, 16 bit), con qualche MP3 (320kbps).

Le UBSOUND Dreamer hanno driver da 40mm, impedenza di 32Ω, sensibilità di 110dB/mW e risposta in frequenza di 18-22’000Hz. Potete trovare le caratteristiche tecniche complete sul sito di UBSOUND.

Le UBSOUND Dreamer non sono cuffie prettamente da audiofili: la firma del suono è “a V”, con bassi e alti più marcati e i medi leggermente in secondo piano, in opposizione all’idea generale che la curva di risposta dovrebbe essere quanto più piatta possibile. Questo, però, è uno dei pochissimi elementi che può far non apprezzare queste cuffie al pubblico più esigente.

La definizione e la separazione degli strumenti sono ottimi e decisamente sopra la media: è possibile distinguere facilmente i dettagli del singolo strumento anche in scene particolarmente “affollate” e complesse e anche con registrazioni non esattamente eccelse (chi ha detto “In Sorte Diaboli” dei Dimmu Borgir?).

Con una firma del suono più equilibrata e con medi maggiormente in primo piano, le UBSOUND Dreamer sarebbero state tra le cuffie di riferimento nella loro fascia di prezzo. Le scelte di UBSOUND le portano, invece, ad essere “solo” delle cuffie molto buone, perché inadatte a chi cerca la maggior fedeltà sonora possibile. Ovviamente, se cercate cuffie con bassi più marcati le cose cambiano e le Dreamer diventano un paio di cuffie quantomeno da “provare per credere”.

I bassi sono rotondi e corposi, ma mai invadenti o ecessivi. Al contrario, sono molto piacevoli anche se talvolta prendono qualche spazio in più del dovuto – senza però mai finire per coprire altre tonalità o per rubare il primo piano. Tra le cuffie che puntano maggiormente sui bassi, queste sono tra quelle che riescono meglio nel loro intento. Prendendo in prestito un’espressione da un’altra persona: “sono cuffie col subwoofer – ma fatto intelligentemente”.

I medi non sono esattamente vibranti e vivaci, ma pur essendo visibilmente in secondo piano sono sufficientemente convincenti. Un po’ di brio in più avrebbe sicuramente giovato, rendendo il suono più vivace ed equilibrato (pur mantenendo la firma). Quello che manca di più ai medi è il corpo, che appare un po’ anoressico, ma è il limite di cuffie con suono “a V”.

Gli alti sono eccellenti: super-definiti senza mai esser taglienti, aperti senza esser dispersivi, presenti ma non invadenti. Belli, in una parola. Forse gli alti sono il punto meglio riuscito al team di UBSOUND: continuate così.

Analizziamo le prestazioni per genere con l’aiuto della scaletta che trovate qui sopra:

  • Classica/sinfonica: purtroppo la firma “a V” del suono non rende giustizia al genere e, infatti, anche Duel of the Fates non viene resa al meglio; in particolare sono i bassi che risultano troppo accentuati.
  • Jazz: per quanto le UBSOUND Dreamer non siano le cuffie ideali per ascoltare jazz, i brani di Dave Brubeck e dei suoi tre distinti colleghi sono apprezzabili se siete pronti a fare i conti con un basso un po’ più presente del solito.
  • Metal: più che notevole il fatto che il basso in Progeny dei Celtic Frost sia reso molto bene senza però trascurare i medi e gli alti: i piatti si sentono perfettamente in qualunque momento, mantenendo un ottimo livello di dettaglio. In Sacred Worlds dei Blind Guardians si sente maggiormente l’assenza di medi più corposi,
  • Rock: il rock è un genere che fa da cartina di tornasole per quanto riguarda la separazione degli strumenti e l’ampiezza della scena sonora. Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e Black Dog dei Led Zeppelin traggono indubbio vantaggio da questo aspetto, anche se la presenza dei bassi si sente fin troppo. The Great Gig in the Sky è, tra tutti quelli rock in scaletta, il brano che più soffre per i bassi eccessivi – soprattutto perché l’elemento centrale, la voce di Clare Torry, finisce in secondo piano.
  • Trip-hop: se c’è un genere che riesce bene alle UBSOUND Dreamer è il trip-hop – almeno per quelli che sono i miei gusti. I bassi sono potenti e in primo piano come dovrebbe essere – soprattutto in brani come Angel che fanno dei bassi un pilastro fondamentale. Bello.
  • Celtica/folk: i bassi troppo accentuati rovinano l’atmosfera generale dei brani modificandone – e molto – l’equilibrio, essenziale in questo genere.
  • Elettronica: anche nel caso dell’elettronica la presenza massiccia di bassi è un elemento a favore di queste cuffie, che restituiscono un suono aggressivo e immersivo. In una parola, piacevole.

In conclusione

Le UBSOUND Dreamer sono cuffie interessanti sotto più di un profilo. Non si tratta, come già detto, di cuffie per puristi: la risposta in frequenza non è omogenea ed è lontana dall’ideale grafico piatto. Se, però, siete disposti a sentire bassi e alti più in primo piano, avrete a che fare con cuffie dalle ottime qualità sonore: suono aperto e spazioso, alti frizzanti e vivaci, bassi carichi ma mai invadenti e prepotenti.

Il mio giudizio sulle UBSOUND Dreamer è molto positivo: sono cuffie che costano circa 100€, ma valgono appieno quel che le si paga. Se cercate cuffie divertenti ma “serie”, con buone caratteristiche e un suono convincente, non guardate oltre: la vostra scelta non è finanziata da rapper miliardari, ma è italiana e si chiama UBSOUND Dreamer.

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