OnePlus Icons è il nome scelto dalla startup cinese per le sue seconde cuffie prodotte in casa: cuffie intrauricolari (in-ear) dall’ottima qualità, con un design decisamente originale e con un prezzo abbordabile come da tradizione OnePlus. Un connubio di elementi che ne fa un avversario eccellente delle Xiaomi Piston, seppur ad un prezzo maggiore.

Design e comfort

Il design delle OnePlus Icons è indubbiamente originale: la capsula è tenuta in posizione da due barrette di alluminio che assomigliano ad un diapason e che si ricongiungono poi in un pezzo unico su cui è impresso il logo OnePlus. La soluzione adottata dall’azienda è elegante e si distacca dalle classiche cuffie in cui capsula e prolungamento dove entra/esce il cavo sono un tutt’uno.

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I comandi sul cavo (i classici tre tasti: vol+, play/pausa/rispondi, vol-) sono posti sul cavo dell’auricolare destro ad un’altezza in cui è facile trovarli e in cui il microfono si trova alla giusta altezza per captare al meglio la voce. Il tasto centrale è molto duro da premere e non è facile da individuare nonostante abbia una piccola sporgenza.

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I materiali scelti sono di pregio e conferiscono un aspetto premium ed elegante alle cuffie; l’assemblaggio appare di ottima qualità ed in linea con i migliori marchi sul mercato. Il cavo è molto simile a quello delle Xiaomi Hybrid Earphones in quanto è ricoperto di nylon intrecciato dal connettore jack fino alla biforcazione, e di semplice silicone da lì fino agli auricolari. L’unico elemento negativo è che non è presente un sistema per evitare che il cavo si pieghi eccessivamente in corrispondenza del connettore jack.

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Il comfort non è dei migliori, a causa della dimensione della capsula che contiene il driver e del raccordo col cavo; ciò che crea fastidio è la pressione contro il padiglione che si irrita in breve fino al punto da non rendere più sopportabile la presenza delle cuffie. Il comfort è comunque un elemento molto personale, dunque altre persone potrebbero trovare le OnePlus Icons comode e per questo vi invito a prendere con le dovute cautele queste considerazioni.

È presente in maniera particolarmente accentuata l’ “effetto stetoscopio” (detto anche “microfonicità”), che fa sì che tocchi sul cavo causino rumore che rovina l’esperienza d’ascolto complessiva.

L’isolamento è abbastanza buono, anche se ho dovuto ricorrere a coperture in silicone di altri produttori per ottenere un risultato ottimale.

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La confezione include anche una custodia per il trasporto in vera pelle.

Funzionalità

Il microfono impiegato da OnePlus è di qualità discreta e riesce a catturare correttamente la voce anche in condizioni non ideali, è quindi possibile effettuare chiamate anche in luoghi affollati e/o rumorosi senza troppe difficoltà.

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Audio

Ho sottoposto le OnePlus Icons a circa 100 ore di rodaggio prima di effettuare i test e scrivere questa recensione. Le prove d’ascolto sono state effettuate utilizzando un Lenovo Vibe Shot e un PC cui è stata collegata una Creative Sound Blaster X-Fi HD come sorgenti e file di tipo FLAC (16bit/44.1kHz) e MP3 (320kbps).

Partiamo con i dati tecnici: le OnePlus Icons hanno un’impedenza di 32Ω, una sensibilità di 110dB (ottima!), una frequenza di risposta di 20-20,000Hz (in realtà è più 25-16500Hz circa) e un’ottima gamma dinamica che arriva a 60dBFS.

Le OnePlus Icons si sono rivelate inaspettatamente difficili: non tanto perché non suonino bene, ma perché è stato complicato arrivare a capirne il comportamento e le peculiarità. Le OnePlus Icons sono cuffie con una risposta abbastanza piatta e buona per qualunque genere, anche se hanno un filo di bassi in più rispetto ad una ideale neutralità completa – con conseguente suono più “caldo” e avvolgente.

Come le avversarie Xiaomi Piston, anche le OnePlus Icons si distinguono per un’ottima spazialità del suono e per una separazione degli strumenti di altissimo livello. La scena sonora è ampia e profonda, anche se non è ai livelli delle Xiaomi Hybrid Earphones; una delle conseguenze di questo è che ascoltando brani di musica classica ben registrati è possibile individuare la provenienza del suono e indicare la posizione dello strumento nell’emiciclo dell’orchestra.

I bassi hanno un’ottima estensione e sono molto più profondi rispetto a tante alternative presenti sul mercato; sono più pronunciati rispetto al resto delle frequenze, ma non tanto da coprire i medi e i medio-bassi o da rendere il suono chiuso. Fanno sentire la loro presenza e rendono il suono un filo più caldo e pieno, ma si limitano a questo. Un fatto che può non piacere ai puristi più esigenti, ma che invece è il benvenuto da parte di chi non vuole necessariamente un suono perfettamente neutro (per quanto ciò sia possibile, ovviamente).

I medi sono sufficientemente pronunciati, ma soprattutto hanno un’ottima presenza che li fa apparire profondi e voluminosi. Il livello di dettaglio è ottimo e le voci, sia maschili che femminili, sono riprodotte ottimamente. La sibilanza è molto contenuta e le “s” appaiono naturali, soprattutto se contestualizziamo questi risultati nella fascia di prezzo delle Icons.

Gli alti sono decisamente buoni, con un livello di dettaglio più che buono e un’ottima presenza. Sono ben separati dal resto e questo contribuisce a creare un suono relativamente aperto. Non è un suono estremamente spazioso e aperto come altre cuffie, ma non è nemmeno chiuso e opaco.

Procediamo con un’analisi del comportamento delle cuffie con diversi generi:

  • Classica/Sinfonica: la resa con la musica classica è decente: il buon equilibrio fa sì che non ci siano eccessi che portano alla prevalenza di alcune tonalità su altre, effetto particolarmente fastidioso con questo genere. I cori in Duel of the Fates sono correttamente centrati e in primo piano; gli ottoni nella 1812 di Tchaikovsky mancano di brio e appaiono un po’ piatti, seppur non siano da buttare; la buona gamma dinamica si evidenzia con il Bolero di Ravel, che parte pianissimo pur essendo comunque udibile distintamente già ad un volume contenuto. Un amante della musica classica forse non sceglierebbe queste cuffie, ma per un ascolto senza troppe pretese possono essere soddisfacenti.
  • Jazz: molto piacevole la distinzione degli strumenti e il livello di dettaglio degli alti: in Blue Rondò à la Turk si sente distintamente non solo la bacchetta che tocca i piatti, ma anche l’eco degli stessi nella sala di registrazione. Il pianoforte è correttamente posizionato in primo piano e ha un’ottima profondità; il contrabbasso è profondo e pieno, ma non copre il resto; il sassofono manca un pochino di frizzantezza, ma è comunque decisamente apprezzabile anche perché è molto dettagliato. Anche For the Love of You di Doc Powell è ben resa, con una buona ampiezza e profondità della scena sonora e con una buona resa dei singoli strumenti.
  • Metal: ottima sotto tutti i profili Progeny dei Celtic Frost, nonostante sia un brano difficile con molti strumenti che si sovrappongono (ma che vengono correttamente distinti dalle Icons); anche Sacred Worlds dei Blind Guardian trae giovamento dalla capacità di separare le differenti componenti, mentre Till Fjälls di Vintersorg è particolarmente godibile grazie al dettaglio elevato e all’equilibrio che permette di mantenere una scena bilanciata.
  • Rock: molto buone le prestazioni anche con il rock, da In my head dei Queens of the Stone Age a Born to be wild degli Steppenwolf, fino a The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd e Black Dog dei Led Zeppelin. In tutti i casi ciò che si evidenzia è la capacità delle OnePlus Icons di creare una scena sonora equilibrata, profonda e spaziosa, con gli strumenti correttamente posizionati.
  • Trip-hop: il basso in Strangers è pieno, corposo e profondo, ma non invade lo spazio destinato agli altri strumenti. In Angel dei Massive Attack il basso è potente e incisivo, ma è ben controbilanciato da medi e alti che hanno un’ottima presenza e sono nettamente separati.
  • Celtica/Folk: un genere che viene reso magistralmente dalle Icons: i medi, elemento principale, sono resi ottimamente con un’ottima presenza, un grande dettaglio e una certa prominenza rispetto al resto che gli dà risalto. Anche i bassi sono ben riusciti e gli alti aggiungono brio al tutto. Ascoltare Tina Bealtaine degli Omnia è un piacere da ascoltare, ma si può spaziare anche verso i teutonici Faun (che creano forse atmosfere più complesse e delicate) e verso i nostrani Birkin Tree o gli irlandesi Shantalla senza timore di rimanere delusi.
  • Elettronica: gli amanti dell’elettronica più spinta preferiranno forse cuffie come le SOL Republic Master Tracks (circumaurali/over-ear) o le SOL Republic JAX (intraurali/in-ear) per via della loro maggiore enfasi sui bassi, ma le OnePlus Icons riescono comunque a difendersi bene con bassi pronunciati quanto basta. Non sono bassi avvolgenti e potenti come in altre cuffie, ma sono comunque godibili.

In conclusione

Le OnePlus Icons sono sorprendenti sotto più di un profilo: l’azienda cinese è riuscita a tirar fuori dal cilindro un prodotto completo e soddisfacente per (quasi) tutte le orecchie nonostante sia solo il suo secondo tentativo in un mondo notoriamente difficile come quello dell’audio. Le Icons non saranno il meglio sul mercato, ma sono cuffie dalle ottime caratteristiche e con un rapporto qualità/prezzo elevatissimo.

Rispetto a cuffie come le Creative Aurvana In-Ear2 Plus o alle UBSOUND Fighter, inserite nella fascia di prezzo sotto i 100€, le OnePlus Icons vincono su tutta la linea con un suono più profondo, nitido, equilibrato e con una migliore separazione degli strumenti – ma soprattutto con medi più convincenti e pieni di entrambe le rivali. Offrono forse un dettaglio meno nitido sugli alti, ma obliterano le (ottime) concorrenti su tutto il resto. Il confronto con le Xiaomi Hybrid Earphones è impietoso nei confronti di queste ultime, mentre le Piston 3 sono più spaziose ma hanno meno presenza.

È possibile acquistare le OnePlus Icons direttamente dal produttore sul suo sito a 49.99€.